venerdì 30 marzo 2012

Quando i commissariati di Racalmuto avevano nomi prestigiosi


Lascio Racalmuto nelle ambasce (naturalmente dei soliti noti). In piazza si aspetta altro: tre bravi giustizieri pronti a menare botte da orbi tra i biascicanti sussurri delle monache della Badia. Un giornalista locale si ricorda il mio numero di telefono e mi interpella come ormai avvalorato storico del paese. Non è questa la prima volta che Racalmuto viene commissariato per mafia? E’ sicuro che gli darò conferma positiva, visto il can can che stampa siti TV blog hanno blaterato su ispirazione dei nostri validissimi corrispondenti. Debbo deluderlo. Potrei iniziare dai conclamati Matrona presi sotto bersaglio dal gesuita Nalbone dell’epoca per certi bravacci fatti venire da Bagheria. Episodi sapidissimi che la vulgata racalmutese ignora o finge di ignorare. Che dire del barone Tulumello, l’uomo uscito dalle “patrie galere” per essere il mandante (invero poi assolto) di una tale guardia campestre, rea dell’uccisione di un coniglio della riserva baronale di Bellanova? Quella guardia si chiamava Martorelli; era parente di Sciascia e questi ne scrive sia pure con tante sbavature storiche.
Ma la grande vicenda del commissariamento del comune per mafia risale  al 1923. E.N. Messana ne fa a pag. 366 una rievocazione ma come al solito è faziosa ed imprecisa. Potrei fare nome e cognome, citare il decreto di Vittorio Emanuele III e di S.E. il Cavaliere Benito Mussolini. A quest’ultimo si voleva dare la cittadinanza racalmutese per rabbonirlo (a qualche attore di varietà noto per essere del terzo sesso la cittadinanza la si darà qualche mezzo secolo dopo, ma almeno qui c’era solo la voglia di applaudirlo a piazza Castello. Comunque vizietto pertinace quello della cittadinanza facile).
Il nome del commissariato per abigeato non lo farò per non turbare i pronipotini, ora tutti presi da furore antimafia. Se le colpe dei padri non debbono ricadere sui figli, figuriamoci gli abigeati dimoranti nelle terre delle Anime Sante se li possiamo ora addebitare ai figli dei figli dei figli. E quanto a parentele sgradite, pochi ricordano che un tale sodale nella gestione del comune dei tanto lodati Matrona, dovette lasciare cariche e paese (almeno temporaneamente) per una malversazione che fatti i debiti  adeguamenti dalle lire di allora all’euro di oggi, soverchia le annunciate malversazioni che la Triade di Diomede avrebbe in serbo per Quadrangolo. Così almeno mi dicono.
Taccio del siluramento del Gerarca Fascista Macaluso, impallinato  dal capo della locale MVSN  fascista, un tale avvocato, fortunato accusatore di uno sverginamento di una casellante di minore età, per aver solo 20 anni undici mesi e 29 giorni.
Nel dopoguerra, i commissariamenti ci sono stati apparentemente per risse tra lor signori democristiani, realmente non so essendo indisponibili le carte dell’Archivio Centrale di Stato.
Calogero TAVERNA
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