martedì 25 settembre 2012

TUTTO DA RICOSTRUIRE


Durante tutti questi mesi in cui ho scritto su Castrum, più di una volta mi è capitato di provare lo scoramento, l’impotenza di fronte a fatti e comportamenti che mi lasciavano l’amaro in bocca e quasi mi facevano riflettere se fosse opportuno continuare a mettere su un foglio virtuale pensieri, ricordi e tanto di quello che, nel corso degli anni è cresciuto in me, il bisogno di riappropriarmi delle mie origini, cercando un’identità sopita per tanto tempo.

Parlando con un amico raccontavo di questo e dicevo che scrivere su questo blog per me rappresenta dimostrare attaccamento per un paese e cercare, quindi, di dare un contributo, seppur minimo, affinchè si possa prospettare per Racalmuto un avvenire più vicino a una realtà che sembra sfuggita al quotidiano di questI luoghi. Poi interrompevo il racconto e riflettendo giungevo alla conclusione che scrivere di questo paese aiuta me stesso, serve a me. Ricavo dal paese quello che mi illudo di tentare di trasmettere ad esso.

Per questo Racalmuto è straordinario, perché nonostante i suoi problemi, le difficili circostanze, la situazione in cui versa, che balza subito agli occhi di chi si inoltra tra le viuzze, cercando forse ricordi che non potrà mai più ritrovare, sepolti con gli anni che sono andati via, ti conquista e, come un anziano parente, non si stacca mai da te. Eppure i ricordi, forse perché tali,  pietosamente rendono opaco tutto ciò che chiudendo gli occhi riusciamo a scorgere nella nostra mente. Immagini che riempiono il cuore di tenerezza, di malinconia.

Quelli erano anni! Camminare per le stradine, aspirare i profumi che provenivano dalle botteghe e osservare gli anziani avvolti nei loro scialli scuri, dava quella sensazione di “pulito”. Racalmuto non era così come è adesso. La realtà di quel paese di allora ruotava attorno a dei principi morali che ne facevano una regola unica e imprescindibile. Tante cose non si facevano, tanti misfatti non si consumavano perché esisteva una morale che impediva di oltrepassare certi limiti e di avventurarsi in percorsi che avrebbero potuto danneggiare altri. C’era la solidarietà. Anche gli avversari avevano rispetto l’uno dell’altro. E come Peppone e Don Camillo, al momento del bisogno, si ritrovavano a tendersi la mano e ad aiutarsi reciprocamente.

Questo era Racalmuto fino a qualche, forse tanti anni fa. Poi tutto è precipitato: i giovani si affacciavano imperiosamente alla vita politica e soppiantavano gli anziani che inesorabilmente cadevano sotto le parole, i comizi fatti di vocaboli più ricercati, più diretti, frasi impenetrabili, più violente. Qui è sempre stato così, le nuove generazioni, soppiantando le vecchie, hanno rappresentato un progresso, seppur minimo. Infine i fatti recenti, amministrazioni fuori dalle regole, il commissariamento del comune, l’incandidabilità di alcuni vecchi amministratori.

Cosa è successo a Racalmuto? Perché non si è saputo trasportare nel presente ciò che di buono ci aveva dato il passato? Sicuramente il benessere ha amplificato la voglia di agiatezze e questo ha distorto le idee e gli ideali di alcuni. Adesso si ha la sensazione che in paese si proceda a tentoni, si cercano gli argomenti che possano fare breccia sul popolo, frasi ad effetto, si provano le strade per conquistare il consenso popolare e, la sensazione che ho io è che  ci si allontana sempre più da tutte le cose positive del passato, che per arrivismo, bramosia di potere e di ricchezza, non siamo stati capaci di mantenere. Una morale che lascia ancor più sconcertati se si pensa che qui non è rimasto davvero nulla da spartire ma solo da ricostruire.

Questo è quello che  ho dentro, pensando comunque che il mio contributo, il mio modesto richiamo al buon senso, il mio semplice cercare di far riflettere, non mi abbandoneranno mai e mi spingeranno sempre a far scrivere i miei pensieri su queste pagine virtuali. Forse perché io ho bisogno di questo paese.

Racalmutese Fiero
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3 commenti:

  1. Leggendo questo articolo mi sovviene il fatto che poche volte mi fermo a pensare come era il paese prima e come eravamo noi prima. Vivendoci la differenza la si avverte meno. Ma le cose che ho letto mi fanno apprezzare le differenze e mi fanno preferire quello che eravamo

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  2. Condivido in parte la riflessione di Racalmutese Fiero. Ieri il paese aveva una sua dignità,oggi non si riesce più ad avere un dialogo costruttivo, giorno dopo giorno assistiamo a un'apatia generale. Negli sguardi delle persone si intravede la speranza che qualcuno faccia qualcosa per loro. Siamo delusi, assistiamo solo alle parole, i fatti non ci sono. E non scarichiamo le colpe su chi cerca di rimetterci sulla via della trasparenza e della legalità.
    A.M.

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  3. La scrittura e il lavoro aiutano la persona a scoprire il perchè delle scelte fatte e indicano la via del futuro.
    Parlare,confrontare le opinioni e i vissuti,scrivere e individuare le cricità
    dei percorsi non possono che fare bene a tutti.
    Maria Di Naro

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