venerdì 23 novembre 2012

L’ INFANZIA NEGATA


Le immagini di quei piccoli corpi straziati da violente esplosioni vengono rapidamente diffuse sui social network, meno sulle televisioni. Un uomo porta in braccio una bimba esanime. Il suo viso è color cenere, bruciato e sfigurato dalla violenza delle armi. Una seconda immagine mostra altri quattro bambini all'obitorio. Gli occhi sono leggermente socchiusi, ma è un'illusione.

Chi è nato a Gaza nel 2000 ed ora ne conta dodici ha subito i durissimi giorni dell'Intifada al-Aqsa, è scampato ai missili e ai proiettili di Piombo Fuso.

Oggi a Gaza non ci sono più bambini, ma sopravvissuti. Sopravvissuti che hanno nomi e storie, così come nomi e storie hanno tutti i loro coetanei che sono morti fino ad oggi. Una realtà dei fatti che stride pesantemente con le recenti dichiarazioni del portavoce del primo ministro israeliano, Alex Selsky, secondo:“There are no children hurt by the IDF” (“Non ci sono bambini feriti dall’esercito israeliano”).

Save The Children ha provato in questi giorni a lanciare l'allarme in merito ai danni psicologici che i bambini possono aver subito nel corso degli attacchi. Quello dell'organizzazione internazionale è però solo l'ultimo appello teso a sottolineare le drammatiche condizioni in cui si trovano a vivere i bambini di Gaza, quelli che non muoiono durante i conflitti a fuoco, quelli che scampano alle bombe e che schivano i proiettili.

Il 2 giugno, Amnesty International rilasciava un comunicato dall'eloquente titolo "Gaza’s lost children" (“I bambini perduti di Gaza”). Secondo il dottore Fadil Abu Hayan, circa il 50% dei bambini di Gaza soffre di insonnia a causa dei traumi subiti. Moltissimi hanno paura del buio, così come hanno attacchi di panico e vivono con un continuo senso di paura che non li abbandona mai. Sono tempi difficilissimi persino per chi deve ancora nascere. Nel 2016, afferma l'Onu, l'acqua di Gaza non sarà più potabile. Del resto già oggi il 90% dell'oro blu che scorre nei rubinetti delle case dei palestinesi della Striscia non rispetta gli standard della World Health Organisation (Organizzazione Mondiale della Sanità).

Chi vede la luce quest'anno si ritroverà nel 2025 a vivere insieme ad altre 2 milioni e 700 mila persone che affolleranno i 365 chilometri quadrati di terra che compongono l'enclave palestinese. In un rapporto sempre di quest'estate, Save The Children analizzava anche l'impatto dell'embargo imposto da Israele sulla salute dei bambini. L'assenza di cibo fresco e la scarsa qualità (nonché in molti casi quantità) degli alimenti ha reso malnutrito il 10% dei bambini sotto i cinque anni. Il 58,6% dei bambini in età scolastica soffre di anemia per mancanza di ferro ed addirittura la medesima problematica riguarda il 68% dei minori di età compresa fra i nove ed i dodici mesi.

Il rapporto osservava infine quanto i risultati dell'operazione Cast Lead (Piombo Fuso) avessero influito sulla salute mentale dei più piccoli. Ci sembra interessante riportare alcuni dati in merito, perché se i metodi del Pillar of Defense (Pilastro della Difesa) sono gli stessi del Cast Lead, lo saranno probabilmente anche le sue conseguenze sui bambini di Gaza. Circa la metà delle 3.017 famiglie intervistate ha riferito che almeno un membro della famiglia ha mostrato segni di irritabilità, attacchi di pianto, incubi, insonnia e paura del buio. Oltre un terzo ha riferito di aver sperimentato con sempre maggiore frequenza ripetuti pensieri di morte.

I bambini di Gaza sono in gran parte malnutriti, spaventati e psicologicamente instabili. Hanno visto la morte di parenti, genitori, fratelli o sorelle. Hanno paura del buio, perché ricordano il frastuono delle esplosioni, e poi le grida e il sangue. Secondo Aida Kassab, del Gaza Community Mental Health Program, moltissimi bambini soffrono del post traumatic stress disorder (disturbo post-traumatico da stress), esattamente lo stesso disturbo di cui soffrono i militari americani tornati dall'Iraq o dall'Afghanistan. Se un bambino soffre delle medesime problematiche di un soldato addestrato e pronto per la guerra, si può facilmente immaginare quali saranno le ripercussioni sulla sua vita futura.

Questo è un altro dato che non si può ignorare. Questi bambini, maltrattati, violentati nella loro infanzia, prigionieri di un vortice di violenze inspiegabile ai loro occhi, rappresentano il futuro della Palestina.

                                                                                                        Marco Di Donato
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