mercoledì 7 novembre 2012

“ LA MEGLIO GIOVENTU’ ”


Non è mai facile parlare di giovani senza rischiare di commettere clamorosi errori. E’ difficile capire chi purtroppo ormai è lontano dal nostro mondo, al quale in futuro apparterrà, ma che ora vive in quello che a noi è appartenuto in un’epoca diversa. Non per questo possiamo azzardare giudizi; le generazioni cambiano ed evolvono con i tempi. Noi adulti o anziani, siamo portati a pensare che il mondo dei giovani subisca sempre più un’involuzione.

Ma quanta responsabilità hanno loro e quanta ne hanno gli adulti a cui la vita, naturalmente e conseguenzialmente affida il futuro di questi nostri figli? Quanta responsabilità abbiamo noi nella loro formazione e nei loro comportamenti che spesso sono lontani dalle regole, poco accettate o per niente condivise? Constatiamo la loro arroganza, l’insoddisfazione e la mancanza di rispetto verso gli altri. Molte volte assistiamo a comportamenti che sfociano in atti deprecabili.

Sono tutti atteggiamenti che denotano un disagio, il disagio di appartenere a un’epoca che tanto sentono lontana dai loro reali problemi. Sono mutevoli non solo nei comportamenti ma, soprattutto, negli umori e tendono sempre più a richiudersi come ricci nei loro mondi a volte effimeri. Non si sentono capiti e non hanno torto. Noi non li coinvolgiamo, li condanniamo e basta, non li condividiamo, forse li usiamo e riempiamo la loro testa con le nostre idee. La società moderna poco si adopera nei loro confronti, sia in termini di strutture  che in programmi atti a un loro opportuno inserimento nella società.

Scarsa l’attività della politica e della società tutta  tendente a minimizzare i disagi interiori dei giovani. Così assistiamo sempre più alla volontaria emarginazione di queste generazioni che non sentono il conforto, che possibilmente per timidezza, più che per sfrontatezza, mostrano di rifiutare e manifestano i loro contrasti interiori con intemperanze anche violente. Quanto la società di oggi, la scuola, i genitori sono responsabili di tutto ciò e quanto si può ancora fare per evitare di consegnare ad un prossimo futuro insicuri adulti? Loro seguono dei modelli, sintomo evidente di una reale e attuale insicurezza.

Ecco perché gli adulti, gli educatori, i leader sociali, culturali hanno l’obbligo morale di rappresentare un valido esempio e di stemperare la loro sostanziale ostilità verso il mondo esterno. Ancor di più in una società attuale dell’avere e del consumare e della carenza occupazionale e della mancanza di future certezze, che inibisce i giovani dal procacciarsi legittimamente risorse economiche e che predica alcuni valori ma ne vive altri in contraddizione ad essi.

Racalmutese Fiero

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