giovedì 24 gennaio 2013

CIBO SPAZZATURA E BAMBINI: INFLUISCE SULL’ INTELLIGENZA


I bambini che mangiano regolarmente il cosiddetto cibo spazzatura ed eccedono anche con le bibite gassate, rischiano di avere un quoziente intellettivo più basso della norma. A sostenerlo è la Goldsmiths University of London. Inoltre, secondo una ricerca della New York University pubblicata su Pediatrics, anche l’obesità causa una diminuzione delle capacità di calcolo, di astrazione e di linguaggio. Non solo: per un corretto sviluppo delle attività cognitive è fondamentale l’alimentazione già nei primi 24 mesi, come ha recentemente confermato uno studio della University of Adelaide. “I bambini devono mangiare pesce, frutta e verdura, legumi, latte e derivati” consiglia la dottoressa Margherita Caroli, pediatra, consulente dell’Unione europea, temporary advisor dell’Organizzazione mondiale della sanità, nonché former president dell’European Childhood Obesity Group. Niente cibi preconfezionati, allora, né caramelle e altri vizietti: “L’amore verso i figli non lo si dimostra rimpinzandoli, ma attraverso le coccole, il gioco e lo stare insieme”.

Dottoressa Caroli, sembra proprio che il cibo spazzatura influisca non solo sulla salute dei bambini, ma anche sullo sviluppo delle loro capacità cognitive. C’è un rapporto così stretto tra alimentazione e intelligenza?

“Il rapporto tra cibo, corpo e mente è molto complesso e trovo azzardato sostenere che il cosiddetto cibo spazzatura influisca direttamente sulle capacità cognitive. Certamente può portare a malattie cronico-degenerative come l’arteriosclerosi, oltre che all’ipertensione e all’obesità. Al contrario, alimenti sani come frutta e verdura con il loro potere antiossidante rallentano l’invecchiamento precoce delle cellule. Bisogna aggiungere, inoltre, che il junk food è generalmente povero di ferro, minerale direttamente coinvolto nei processi di astrazione, calcolo e memorizzazione”.

Lo studio della Goldsmiths University evidenzia come la qualità dell’alimentazione dei bambini è determinata dal livello socio-economico delle loro famiglie: a uno status più alto corrisponde cibo più genuino, al più basso cibi precotti e ipercalorici. La spiegazione è che i genitori meno privilegiati hanno meno tempo per cucinare. Ma ci vuole davvero così tanto per cucinare un piatto buono e sano per i propri figli?

“In genere, ma non sempre è così, i genitori più colti e benestanti sono più attenti a ciò che ‘mettono dentro’ ai loro figli e non solo a ciò che ‘mettono addosso’: leggono le etichette dei maglioni così come quelle alimentari e hanno un livello culturale maggiore, che permette di decodificare meglio i messaggi pubblicitari. Non è vero, però, che costa molto, come tempo e come denaro, preparare piatti buoni e gustosi, e lo dico non solo da pediatra e da nutrizionista, ma anche da cuoca. I cibi preconfezionati bisogna comunque andarli a comprare al supermercato e poi cucinarli. Con molto meno tempo si può fare un sugo o un piatto di pennette con le verdure. Oppure si possono preparare i legumi: si fanno una volta e poi si congelano per mangiarli anche successivamente”.

Secondo la ricerca della University of Adelaide, l’alimentazione dei bambini nei primi due anni incide sullo sviluppo dei tessuti cerebrali. In particolare vengono consigliati l’allattamento al seno e cibi sani come legumi, formaggi, frutta e verdure. È così?

“Su questo non ci sono dubbi, l’alimentazione nei primi due anni ha effetti permanenti sullo sviluppo del bambino. E non solo per quanto riguarda le carenze, ma anche per gli eccessi: l’eccesso di proteine conduce all’obesità, quello di grassi saturi porta invece a una minore efficienza delle cellule cerebrali, epatiche e muscolari, per non parlare di un eccesso generale di cibo, che altera le abitudini alimentari. Per quanto riguarda i cibi consigliati nei primi due anni, aggiungerei il pesce e al posto dei formaggi inserirei il latte e tutti i suoi derivati per l’importante apporto di calcio. A quell’età, i bambini non hanno invece bisogno di caramelle, cioccolato e bibite gassate: l’amore si dimostra non rimpinzandoli, ma coccolandoli e giocando con loro”.

Voi pediatri, giustamente, insistete molto sulla qualità dell’alimentazione e sull’attività fisica dei bambini. Ma è possibile anche curare il loro sviluppo cognitivo?

“Giocando insieme a loro, rispondendo in maniera adeguata ai loro tanti interrogativi, non pensando che la tv possa sostituirsi ai genitori e leggendo loro dei libri. C’è un bellissimo progetto per promuovere la lettura ad alta voce ai bambini già a partire dai 6 mesi: si chiama Nati per leggere e ha un sito dove i genitori possono trovare tanti consigli. Se i bambini si avvicinano alla lettura da piccoli, poi lo faranno autonomamente crescendo: da tablet o dai libri non importa, l’importante è che amino leggere”.

Dott.ssa Margherita Caroli
Pediatra
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