giovedì 31 gennaio 2013

GENIALE “FOLLIA”


Gli ultimi periodi sono stati caratterizzati dal tramonto dei principi fondamentali dell’essere, contraddistinti dal sopraggiungere di una crisi economica sociale che domina. In un clima così caratterizzato, anche personaggi del passato acquistano, quindi, connotazioni e spessori più complessi, quasi nostalgici, che mostrano un problema di fondo dell’esistenza, ovvero la delusione dell’uomo  di fronte a realtà attuali,  che ormai annullano la fantasia,  le proprie aspettative, la realizzazione di un progetto di esistenza con cui l’uomo si identifica.

L’interpretazione sottopone tutto a diversi punti di vista, il che fa perdere chiaramente l'esatto concetto di realtà. Una dimensione comica, a volte  tragica che dipende dall'inesistente congruenza tra fatti e parole. L'accumulo di situazioni trasformano la realtà a seconda della prospettiva cui la si guarda e incutono una  sensazione di preoccupazione, di incertezza che non trovano vie d’uscita. Il susseguirsi di nuovi eventi rappresenta ormai la rifondazione dei vecchi su nuove basi in cui l'interpretazione, viene ad intrecciarsi in una rete di corrispondenze a specchio tra azione e riflessione, passato e presente, illusione e realtà.

Anche negli anni del suo più grande slancio, a questo paese è sempre mancato qualche cosa. Un modo di vedere le cose, valutare situazioni che affermi una certa necessità e che obblighi ciascuno nello sforzo di essere protagonista oggettivo e non soggettivo. Proprio in questo scambio di ruolo il declino, i cui frutti, agire e soffrire hanno formato la storia di una comunità, che non deve minimizzare o considerare superfluo confrontarsi e integrarsi in contesti più ampi dai quali ricavarne la propria personalità.

Per  percepire questa volontà di proiettarsi, bisogna innanzi tutto risolvere gli annosi problemi che sembrano avere una prevalenza in una cultura prettamente conservatrice e che poggia alcune basi del proprio agire sulla evasività. Caratteristica che adesso reclama una liberazione. E che non viene avvertita  da se stessi, né percepita da altri, se non nel proprio contesto ma che rappresenta, alla fine, una mera solitudine interiore di una vita vissuta nel proprio ambiente.

Quella essenza che ha sempre bisogno di rimanere legata a qualcuno, di cercare riscontro negli altri, quasi ad elevarli a giudici di se stessi, ma non per essere giudicati. Come uno specchio che ritorni figure e ne misuri coscienza e genio. Immagine riflessa che mira, quindi, alla incertezza o alla esaltazione tra l’uomo reale e quello che vuole apparire ma che restituisce, realisticamente e  definitivamente, un riflesso di insicurezza, di indecisione.

Ne viene fuori quasi un ritratto  di geniale follia, quella follia che porta ad assolvere tutti da ogni misfatto, da ogni stranezza, come a voler sgravare la propria coscienza dagli stessi peccati in un unico grido, desiderio sopito di indipendenza e libertà.

Racalmutese Fiero
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