martedì 19 febbraio 2013

GIULIO CESARE


C’è un’opera letteraria scritta da Giulio Cesare che parla della guerra civile e ne descrive i momenti più salienti, anche se, con un marcato  spirito di parte. Alla fine viene il sospetto che l'origine di questo libro sia proprio quella di convincere i contemporanei della validità del modo di agire del famoso condottiero, un sistema per ribadire che a lui non interessava tanto il potere, ma la grandezza di Roma e il rispetto delle prerogative e dei diritti propri di quella repubblica.

Sembra quasi che abbia voluto applicare la strategia che la miglior difesa è l'attacco, mettendo a disposizione dei romani un memoriale che sancisse l'estrema correttezza del suo operato, fornendo quindi le risposte prima ancora che gli venissero effettuate le domande o in determinati casi, facesse le domande agli altri ancor prima che gli altri le facessero a lui.

Credo che in ogni luogo, nessuno escluso, ci sia un Giulio Cesare che, imperversando per anni e anni, conscio di un potere istituzionale e carismatico, abbia gestito senza mai chiedersi quale rotta stesse seguendo la nave e in quale direzione l’avesse indirizzata il suo timoniere. Ne esce fuori che a nave sfasciata, a frittata già fatta, frastornato ma incolume, si chieda – parliamo sempre del nostro Giulio Cesare- come mai la nave si sia schiantata sugli scogli, da dove sia saltato fuori quello squarcio nella chiglia  e come mai si rischi, adesso, di affondare miseramente.

A questo punto scatta qualcosa nella mente del nostro Giulio, la sua intelligenza è risaputa e la soluzione trovata sembra la più semplice ma anche la più arguta, ovvero applicare il detto: la migliore difesa è l’attacco. Ed ecco che si scatena in domande, accuse su chi avrebbe dovuto sovrintendere alla navigazione, chi avrebbe dovuto controllare la bussola, chi il sestante e chi, alla fine, timone in mano, avrebbe dovuto dirigere la nave verso rotte più sicure. Il ragionamento o meglio l’espediente, la furbata, non fa una grinza. Solo che il nostro Giulio Cesare, dimentico forse, tralascia di dare risposte alle domande che in passato gli sono state fatte dove qualcuno lo aveva anche avvertito che si stava percorrendo una rotta sbagliata. Ma, soprattutto, omette di asserire e forse di ricordare a se stesso che su quella nave c’era anche lui.

Racalmutese Fiero
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1 commento:

  1. Da quando ho letto l'articolo,non riesco a capacitarmi (Lui è furbo e noi siamo gli stupidi di turno)Un paese meravigliosamente STRAORDINARIO....................
    A.M

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