venerdì 8 marzo 2013

8 MARZO


Molti, erroneamente, la chiamano festa della donna, ma non è una festa. Penso, anzi, non ci sia nulla da festeggiare. Non certo la violenza fisica, psicologica, sessuale, economica, educativa, di cui ancora oggi è fatta oggetto la donna in molte parti del mondo.  Non certo la violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato attraverso condotte misogine. Il   femminicidio, lo stalking. La barbarie vive e cammina accanto a noi. Le cronache a questo proposito ci raccontano storie orribili, che colpiscono le nostre coscienze. Storie di brave ragazze perseguitate, uccise da ex fidanzati. Storie di mogli, di compagne, di figlie, di sorelle che hanno in comune il fatto di aver voluto decidere delle proprie vite.  Ogni due giorni, in Italia, viene uccisa una donna da chi, invece, dovrebbe amarla e rispettarla. O lasciarla semplicemente vivere  in pace.


Nulla da festeggiare quindi, ma  RICORDARE sì. Ancora oggi, in molte parti del mondo, i diritti  garantiti alle donne non sono gli stessi che vengono garantiti agli uomini.  Accade in Pakistan, Nigeria, Sudan, Arabia e molti altri paesi ancora. Anche in quei paesi in cui le leggi assicurano uguaglianza e parità per entrambi i sessi, come i paesi occidentali,  vi è una colpevole carenza  nella loro applicazione.

  
Ma ricordare nella giusta maniera, oggi, sembra un esercizio difficile.  Specialmente se, nel corso degli anni, è prevalsa la tendenza a  svilire, banalizzare, adattare ogni cosa ad un uso non proprio “nobile”. Commerciale. La nostra è una società gravemente affetta da consumismo e tende a trasformare tutto in consumo. Una giornata da ricordare si deforma e diventa una festa da pianificare. Il contorno diventa piatto principale. Materia per ristoranti, pizzerie,  pasticcerie e fiorerie che, per l’occasione, trasformano anche l’umile e semplice mimosa nella regina dei fiori(almeno nei prezzi). Un business. Una sorta di san Valentino bis  per sole donne. Forse, quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite istituì, nel 1997, la “Giornata Internazionale della Donna”, riconoscendo l’urgenza di eliminare tutte quelle discriminazioni che le impedivano una piena e paritaria partecipazione alla vita sociale e civile , e ribadendo  l’importanza del  ruolo che riveste, non aveva in mente proprio questo.


La GIORNATA della donna è diventata quindi, per molti,  la FESTA della donna. Da aggiungere a quella della mamma, del papà…ecc… L’attenzione si allontana dalla condizione femminile  e si sposta sulla festa che si risolve, solitamente, in  una cena. Si avverte il disagio di mancare un’occasione importante. Ma, come è possibile che  il tutto si riduca ad una cena, rigorosamente “al femminile”, magari  con spettacolo a tema?  Ancor di più colpisce sapere di certi comportamenti. Alcune, in nome di un’apparente uguaglianza, ne  travisano il significato  e scimmiottano nei comportamenti gli esponenti del sesso opposto. Così facendo non acquistano  o conquistano parità. Perdono soltanto la loro peculiarità: l’essere donna. Sono le stesse a cui si sente dire che, se una ragazza viene molestata e indossa la minigonna,  se l’è cercata. La  violenza NON HA e NON PUO’ avere giustificazioni.


Nulla in contrario alle cene, ovunque le si voglia fare, ma, non lasciamoci distrarre. Per passare una serata assieme alle amiche non è certo necessario aspettare l’8 marzo. Lo si può fare, e lo si fa, in qualsiasi momento. Non bisogna invece perdere l’occasione per ribadire  l’importanza dell’applicazione e dell’osservanza di diritti  conquistati e  pagati ad un prezzo altissimo. Sin dai tempi della caccia alle streghe.  I diritti sono delle tenere piante da difendere e custodire affinché possano mantenersi vivi, crescere e fortificarsi. Bisogna, se necessario, reclamarli ad alta voce, ricordarli a chi tende a dimenticarli. Basilare il diritto alla vita e all’integrità psico-fisica. La parità, scritta su di un pezzo di carta e non praticata, suona come  una tragica beffa. Una farsa. A ricordare tutto questo, forse, passa anche la voglia di  cenare. Che quest’anno l’otto marzo sia un proficuo e fruttuoso Otto Marzo di riflessione per tutte le donne e gli uomini di buona volontà.

                                                                                                            Brigida Bellomo
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2 commenti:

  1. LE DONNE
    Donne che ci tirano fuori dai guai
    Donne che non si arrendono mai
    Donne che soffrono tanto
    Poi all'improvviso il sorriso sostituisce il pianto

    Donne che vengono maltrattate
    Per cose che poi son cavolate
    Donne piene d'amore
    per questo hanno un gran cuore

    Donne che tornando a casa
    dovrebbero trovare tanto amore
    e invece trovano solo dolore

    Donne in cerca di speranza
    Che sperano in una vacanza
    Che sperano in una nuova vita e
    in una gioia infinita

    Autore: Domenico, 10 anni

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  2. La cosa più triste è la consapevolezza dell'ignoranza che ci circonda! Vedere vanificato, in banali cene e regali, ma soprattutto falsi auguri, il sacrificio DI VITE UMANE per difendere quella che chiamiamo DIGNITA'. Il problema sta nel volere a tutti i costi OMOLOGARSI a queste "usanze", che chissà quale idiota ha escogitato. Cosa ancor peggiore sono quelle "donne" che, come sopra, giustificano la violenza solo perché "indossando una minigonna se l'è cercata" e certo, se lo meritava!! Ma tu che oggi esci a festeggiare, sfiorando livelli pietosi nei discorsi più infimi, cosa hai in più di chi se l'è cercata??... Il nostro handicap è quello di essere ormai totalmente farciti di quello che ci propinano i media! Non siamo più capaci di scelte proprie, ma solo di seguire inutili mondanità!!!
    Simona

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