martedì 5 marzo 2013

IL TEATRINO DELLA PARROCCHIA


Ricordo perfettamente gli anni della mia infanzia, quando la vita scorreva semplicemente e ci si accontentava di quel poco che quei tempi, poco esigenti, offrivano. Non c’erano molti svaghi in città e i pomeriggi, dopo i compiti, venivano trascorsi in parrocchia. Tra un tantum ergo e una messa in latino, il tempo trascorreva  nelle sagrestie. Si giocava a calcio balilla o a ping pong o ci si cimentava in interminabili partite a monopoli.

Tanti i ragazzini che frequentavamo la Chiesa, quasi tutti chierichetti, era l’unico luogo che permetteva a genitori e preti di sottrarci alla strada. Spesso facevano la loro apparizione i seminaristi, ne ricordo in particolare due, inseparabili, sempre assieme a parlare fitto, fitto tra loro. A volte ci spostavamo in un altro fabbricato adiacente la sagrestia. Una sala rettangolare, buia con in fondo un palco. Mi affascinava poter salire sulla scena e improvvisarmi attore, recitando frasi sconnesse o spezzoni di commedie mal ricordate.

Ogni tanto quel palco si accendeva di tante luci e veniva calcato da giovanotti più grandi che mettevano in scena spettacoli per lo più comici. Stavamo a guardare ammirati quegli imberbi attori che ci apparivano come i migliori esistenti sulla piazza. Quasi con una certa invidia sognavamo di potere un giorno recitare anche noi sul palcoscenico di quel teatrino parrocchiale. Queste strutture non avevano pretese, gli spettacoli erano a costo zero e gli spettatori, ancora piccoli, non si accorgevano certo di qualche scena recitata male. Per un quartiere, un paese, quei teatrini hanno rappresentato il diversivo alle giornate, alle domeniche di tanti ragazzi che non potevano o non avevano voglia di spendere poche lire. Spettacoli a costo zero! Divertimento assicurato!

Adesso sarebbe impensabile rimettere in scena quegli spettacoli così semplici o riaprire quei piccoli teatrini parrocchiali che ospitavano, all’occorrenza, anche le scolaresche. I tempi sono cambiati, reclamano organizzatori preparati, introdotti, il pubblico è diverso e gli spettacoli si sono perfezionati, non saranno a costo zero ma la qualità, la platea competente, le esigenze di cassa, impongono ritmi e offerte per tutti i gusti, per palati da intenditori e nell’ottica di ritorni economici. I teatrini parrocchiali restano nella memoria di chi rimane un sognatore, un inguaribile nostalgico, un eterno, arrogante, pretenzioso, immodesto bambino.

Racalmutese Fiero
Stampa il post

3 commenti:

  1. Le Apparizione dei SEMINARISTI erano TRE, sicuramente il terzo non lo conosci, forse l'unico che ha chiuso con il Teatrino Parrocchiale.
    Un Carmelitano sin dalla Nascita

    RispondiElimina
  2. Prete. Gentiluomo che sostiene di conoscere la giusta direzione per raggiungere il Paradiso, e pretende di estorcerci un pedaggio per quel tratto di strada.

    RispondiElimina
  3. Se il prete non è un attore per natura, lo diviene ex professo. Ama la mise en scène, il ruolo e il travestimento, il camouflage: il suo carisma.

    RispondiElimina